Officine ICO: spazi dove arte e cultura possono trovare la loro casa
Enzo Cacciola, Marica Fasoli, Federico Ferrarini e Alfredo Rapetti Mogol, quattro artisti di quattro generazioni diverse, che sperimentano le quattro componenti base del fare arte (forma, segno, materia, colore) sono i protagonisti della mostra ospitata alle Officine ICO, ex fabbriche Olivetti per la cura di Andrea Draffa e Angelo Crespi.
Enzo Cacciola (1945), membro storico della pittura analitica, che si è sempre mosso sul crinale tra segno e materia, cercando la via di un’arte concettuale che però non rinunciasse al dato pittorico né paradossalmente a quello materico.
Una grande installazione di forte impatto visivo, sintetizza invece il lavoro di Marica Fasoli che abita quel territorio complesso tra astrazione e iperrealismo, venendo a definire un campo di azione nuovo in cui la materia si assoggetta al segno e il segno al colore.
Federico Ferrarini, al contrario, che da anni lavora sulla pietra, innesta sul dato propriamente materico una componente di forte spiritualità che gli consente una fuoriuscita dal minimalismo e un’apertura verso il simbolismo, anch’egli con una istallazione che dialoga con lo spazio Olivetti.
Infine Alfredo Rapetti Mogol, in confronto con Cacciola, si concentra sul segno che diventa testo, o per essere ancora più precisi sul testo che ritorna a essere segno: il pretesto assorbe il contesto e dunque il testo in una dimensione tra minimalismo e arte concettuale, ma intrisa di forte lirismo.